Licenziare i padroni?

Il saggio di Massimo Mucchetti, giornalista esperto di economia, analizza con occhio critico i risultati di gestione dei maggiori gruppi industriali pubblici e privati nel periodo dal 1986 al 2001. Da questa analisi quasi tutti i gruppi maggiori ne escono impietosamente bocciati, mentre il settore pubblico viene largamente rivalutato.

Il libro inizia con il resoconto della tentata privatizzazione della Sip da parte del governo fascista nel 1933. Nella trattativa che ne segue quelli che venivano definiti "i padroni del vapore" fanno la figura dei bottegai, interessati a fare cassa velocemente ed incapaci di prevedere gli sviluppi industriali del mezzo telefonico. Pare che Mussolini avesse detto, rivolto al funzionario incaricato:

Non diamogli niente; questi grandi industriali non se lo meritano: sono solo dei gran coglioni!

Chi esce in modo onorevole da questa analisi è Berlusconi la cui Fininvest è, assieme a Luxottica, il gruppo che vanta le migliori prestazioni, con l’unico dubbio delle sue collusioni con i potenti di turno e, aggiungo io, negli anni successivi per il ben noto problema del conflitto di interesse.

Niente a che vedere comunque con quanto prodotto nel settore pubblico, i cui "carrozzoni" hanno largamente surclassato gli osannati capitani d’industria. I quali alla prima occasione sono riusciti ad ottenere dai nostri governanti quello che Mussolini aveva loro rifiutato: avere cioè floride aziende a prezzi stracciati, e con l’aggiunta di sovvenzioni per aver "salvato la patria".

Tutto questo viene spiegato con semplicità e chiarezza, rendendo questo libro accessibile anche a chi di economia non si è mai occupato. L’unico appunto che si può sollevare riguarda quel punto di domanda nel titolo: una gentilezza che Mucchetti forse si poteva risparmiare senza timore di critiche.

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