Sto scrivendo da un computer russo, con una tastiera russa, seduto ad una scrivania russa in un’ufficio russo. Sono in Russia, a circa quattrocento chilometri a est di Mosca, in un piccolo paesino con una grossa acciaieria. Il viaggio è andato abbastanza bene.
Nonostante l’aereo avesse un’ora di ritardo il traffico è stato clemente, e l’autista mi ha scarrozzato per il centro di Mosca a centoquaranta chilometri all’ora (wow!). Ho preso il treno per la prima volta in Russia e devo dire che le ferrovie russe non hanno niente da invidiare alle nostre (specialmente negli ultimi tempi).
Qui l’espressione più diffusa sembra sia "il contratto dice". Mi chiedo se lo usino anche la sera nel letto con la moglie. Non è il primo progetto che faccio in Russia, ma gli altri clienti mi sono sembrati molto più svegli. Questi mi sembrano usciti dritti da una barzelletta sui russi: burocrati fino al midollo, non vedono i problemi nemmeno quando ci sono dentro. Stanno scaricando dai camion un’intera acciaieria in un piazzale grande un decimo di quello che realmente servirebbe, che per metà assomiglia ad una piscina e l’altra metà ad una pista da motocross coperta di fango.
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