Altro capitolo della saga del portale turistico Italia.it. Il diciassette settembre la competente commissione governativa ha definitivamente affossato la richiesta di scandaloitaliano che fossero resi pubblici i documenti con cui è stato assegnato l’appalto del portale.
Il testo con le motivazioni con cui l’appello è stato respinto è un campionario di burocratese, da cui si capisce che i documenti sono sì pubblici ma, per dirla con il marchese: "… io so’ io e voi non siete un cazzo! ". Con assoluto sprezzo del pudore la commissione informa che:
il generico richiamo ad "un interesse collettivo alla massima trasparenza" forche il governo stesso ha voluto darsimulato dall’aggregazione istante non giustifica il rilascio della documentazione richiesta da parte del Ministero, nascondendo e configurando, in realtà un vero e proprio controllo sull’operato e sull’agire della pubblica amministrazione
Cioè il privato cittadino non ha alcun diritto di controllare l’operato della pubblica amministrazione, anche quando decine di milioni di euro vengono stanziati, e parzialmente spesi con risultati vergognosamente inadeguati, se non addirittura in contrasto con leggi che il governo stesso ha strombazzato con enfasi.
Anche quando la gestione economica è come minimo confusa, con costi che da quarantacinque milioni lievitano fino a cinquantotto, per poi arrivare, secondo alcuni, a settantuno milioni di euro.
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