Industria e società a Pordenone

Sono grato a mio padre per avermi consigliato questa libro, frutto di una ricerca storica storica di Luigi Mio, in cui vengono descritte le condizioni di vita e di lavoro della sua città natale nella seconda metà del diciannovesimo secolo. L’autore, dopo una attenta analisi di documenti provenienti soprattutto dall’archivio municipale, ordina i dati in una serie di tabelle e grafici che permettono a lui e a noi di capire molte cose sulla vita del tempo.

Siamo all’inizio della seconda rivoluzione industriale e le condizioni di vita della maggior parte della popolazione sono terribili: si lavora per più di dodici ore al giorno per guadagnare a malapena quanto basta a sopravvivere. Carne, frutta e verdura sono lussi che si possono permettere solo una ristretta cerchia di benestanti, meno del dieci percento, mentre la maggioranza si sfama con farine e latticini, quando ci sono.

La mortalità infantile è intorno al dodici percento mentre l’alfabetizzazione non raggiunge il dieci percento. I contadini possiedono rari animali e nessuna macchina, ma quest’agricoltura frutto della fatica umana è ancora il principale e più affidabile mezzo di sostentamento.  Infatti le famiglie che si sono affidate alla fragile industria dell’epoca per guadagnare il salario, durante le frequenti crisi che questa attraversa non hanno alcuna alternativa valida e spesso soccombono.

A questo si aggiunge la peculiarità dell’industrializzazione pordenonese, fatta con capitali e tecnologia importata. Il Dott. Mio fa più volte notare come questa economia colonialista non porti benessere al paese in quanto sia i capitali che i tecnici, provenienti da fuori, al termine del ciclo ritornino al luogo di provenienza lasciando localmente ben poche ricadute positive, e molte negative.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *