Nel mio lavoro ho la nomea del Mr. Wolf: sono quello che risolve i problemi. E per me il punto di partenza è guardare il problema da diversi punti di vista e scegliere il migliore da cui partire, per poi magari cambiare ancora direzione prima di raggiungere l’obiettivo. Guardare, girare, muoversi per poi ripetere da capo.
Quello che mi sono accorto blocca la maggior parte delle persone attorno a me è il pensiero che la vita sia monodimensionale, un binario che corre diritto tra te e l’altro punto. Se parti da questo presupposto le soluzioni sono alla fine tre: avanzare, tornare indietro o stare fermi. E nell’incertezza la maggior parte delle persone sceglie la terza soluzione e resta immobile. In quelle condizioni potrebbe sembrare una scelta sensata.
Se invece capisci che l’universo ha due, tre o alle volte anche più dimensioni le possibilità si moltiplicano, muoversi in una rete tridimensionale può offrire opportunità che non avresti mai immaginato. Credo sia quello che chiamano pensiero laterale.
Per contro questa situazione può generare una insicurezza che può molto spesso fare paura: mina molte certezze che ti sei costruito e ti obbliga a riconsiderare ogni momento le tue scelte. Risolvere un problema può voler dire in certi casi crearne altri, mette in luce molti errori che hai fatto e per cui altre situazioni che consideravi sicure sono in realtà a rischio.
Cosa per cui molti preferiscono semplicemente ignorare questa possibilità e proseguire nelle convinzioni che già hanno. Per molti sembra più sopportabile fallire in un singolo punto piuttosto che mettere a rischio l’intera costruzione. Salvo il fatto che un singolo problema lasciato irrisolto può molte volte essere al causa del collasso di cose ben più grandi.
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