L’Egitto dopo

“Mubarak è stato almeno tanto intelligente da non sparare sul suo popolo!” Questo è stato il commento di un operaio a cui ho chiesto come aveva vissuto le proteste. Sono al Cairo per un paio di giorni e mi guardo intorno per scoprire “l’Egitto dopo”. Dopo le rivolte, dopo il cambiamento a prima vista non sembra molto cambiato, stesso traffico caotico, stesso disordine trascurato, ma poi se guardi bene qualcosa si nota.

Non si vedono molti militari, come mi sarei aspettato, ma agli angoli delle strade accanto ai venditori di fazzoletti e accessori vari se ne sono aggiunti molti che espongono bandiere dell’Egitto di varie forme e dimensioni e adesivi con una scritta: Egitto, 25 Gennaio. Viaggiando dall’albergo al cantiere incontriamo poi alcuni edifici incendiati: il comando di polizia, un palazzo governativo e un albergo, all’esterno del quale vedo i camerieri in livrea armati di raschietto che grattano le porte dell’ingresso.

Mi raccontano che durante le rivolte molti prigionieri sono fuggiti dalle carceri. L’autista che mi accompagna dice di avere visto i corpi di alcuni di questi poveretti che, usciti dalla prigione di Sadat City, nel tentativo di fermare le macchine di passaggio sulla vicina autostrada sono stati travolti e uccisi.

Anche nei discorsi il cambiamento appare, come tanti piccoli incendi non ancora spenti. Prima quando chiedevi “come va?” ricevevi risposte tipo “il progetto procede bene, grazie”; ora ti parlano della paura dei militari al potere, dei prezzi che salgono, del rischio che la fratellanza mussulmana prenda il sopravvento. Sono tutti in attesa di qualcosa, anche se non sanno esattamente cosa.

Si sente comunque l’orgoglio per quanto è successo: dalle espressioni soddisfatte, dalle bandiere e adesivi esposti su una quantità di auto. E’ notevole il fatto che la data che tutti ricordano come una vittoria non sia quella delle dimissioni di Mubarak, ma quella della prima grande manifestazione di piazza Tahrir, il 25 Gennaio appunto.

A quanto mi raccontano dopo la riforma costituzionale nei prossimi sei mesi dovranno tenersi elezioni per un nuovo parlamento , dopodiché si voterà per un nuovo presidente. La fiducia che questo processo rispecchierà veramente la volontà popolare è comunque poca.

A detta dei cristiani che ho incontrato, i mussulmani sono la sola forza politicamente organizzata che potrà prendere una percentuale consistente dei voti, e che ora preme perché le riforme rafforzino ancora di più questa supremazia.

I mussulmani, che comunque temono una svolta integralista, dicono che in ogni caso il voto sarà falsato sia dalla propaganda che da possibili brogli.

Oggi ha riaperto la Borsa, chiusa il ventisette Gennaio scorso, e dopo poco è stata subito richiusa dopo aver perso più del 10%. I grossi imprenditori erano tutti ovviamente legati al vecchio presidente e Ezz, uno dei più importanti, è ancora in galera. Ieri dopo la riunione il mio cliente mi ha salutato con un “prega per noi”.

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