Pier Giorgio Perotto è famoso per aver creato la Programma 101, il primo personal computer. Meno noti forse sono i suoi saggi economici, uno dei quali, Il Paradosso dell’economia, è stato per me la scoperta di un pensiero economico "altro" che io andavo cercando da anni.
Come è possibile che nella "scienza economica" il rendimento possa essere maggiore di uno? Perchè l’eponenziale aumento dell’efficienza produttiva si traduce in una drammatica inefficacia nel donarci una vita dignitosa? Esiste un plusvalore buono ed uno cattivo? Come è possibile che le transazioni di partite finanziarie superino ormai di alcuni ordini di grandezza le transazioni di merci e di servizi? A queste ed altre domande Perotto tenta di dare una risposta, con una competenza ed acutezza rare.
Nel primo capitolo descrive una seduta del consiglio d’amministrazione della Fiat a cui partecipa come azionista il Padreterno:
"Se avessimo avuto conoscenza di questo Trend della produzione automobilistica", ha detto il Padre Eterno,"avremmo certamente fatto in modo di far trovare più ampi giacimenti di petrolio nel sottosuolo e soprattutto avremmo anche potuto localizzarli in zone più vicine a Torino, nella valle Padana, evitando di andare proprio a finire in terre popolate dagli infedeli."
Ad un’analisi sorprendente non corrispondono, a mio parere, conclusioni altrettanto brillanti ma l’opera rimane comunque una imperdibile occasione di riflessione su argomenti cruciali per il nostro tempo.
Il libro è purtroppo fuori catalogo, ma è possibile leggerlo in rete assieme ad altre opere di questo notevole autore, scomparso nel duemilaedue, che costituisce ancora oggi una delle poche voci fuori dal coro della moderna economia.
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