Goedel, Escher, Bach

Cos’è l’intelligenza? Saranno mai in grado le macchine costruite dall’uomo di simularla? A queste domande tenta di rispondere Douglas Hofstadter nel libro “Goedel, Escher, Bach“, ma non solo. Lo fa accompagnandoci in un fantastico viaggio attraverso quelli che lui chiama “strani anelli”, le ghirlande brillanti che segnano la linea di demarcazione tra le rassicuranti teorie di calcolo costruite dall’uomo e il mondo dell’incalcolabile.

Erano necessarie ottocento pagine per descrivere il problema? La mia risposta è positiva; ogni pagina di questo corposo volume porta il suo contributo originale alla comprensione di quello che è per l’uomo il problema dei problemi: come nasce il pensiero. E l’autore non si limita a sviscerare il problema, ma compie un excursus attraverso matematica, musica, pittura e biologia per tentare di chiarire in cosa significhi pensare, cosa distingua una formula matematica da un quadro di Magritte.

Come ci si poteva aspettare il libro non porta a conclusioni, ma offre suggestioni, spunti che ci permettono di intravedere la complessità del problema. Lo strano anello che Hofstadter ci offre come via per arrivare ad una soluzione è l’autoreferenza:

Sono convinto che la spiegazione dei fenomeni “emergenti” nel cervello, per esempio idee, speranze, immagini, analogie, e infine la coscienza e il libero arbitrio, sia basata su un qualche tipo di Strano Anello: un’interazione tra i livelli in cui il livello più alto torna indietro fino a raggiungere il livello più basso e lo influenza, mentre allo stesso tempo viene determinato da esso. […] Il sè nasce nel momento in cui ha il potere di riflettere se stesso.

Quanto tempo servirà all’uomo per uscire da se e comprendere se stesso? Forse la risposta si trova nella Legge di Hofstadter, che recita:

Per fare una cosa ci vuole sempre più tempo di quanto si supponga, anche tenendo conto della legge di Hofstadter.

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