Luigino Bruni nel suo "Economia Civile" riesce a stupirmi descrivendo un medioevo molto più moderno di tanti soloni che ci intrattengono oggi dai loro pulpiti.
Parlando della rivoluzione economica dei secoli XII-XV ci descrive come:
ciò che distingue l’attività economica lecita da quella illecita (simonia) è il fatto che gli scambi, prestazioni e controprestazioni, avvengano all’interno di rapporti di amicizia e di solidarietà, all’interno cioè di una comunità: possiamo scambiare perchè prima siamo parte di una comunità che crea le condizioni perchè lo scambio resti "etico" e civile.
ed ancora:
[…] il mercante doveva erogare generosamente i suoi averi ai poveri e agli istituti religiosi e di assistenza. Se ne riconosce il valore – cosa fondamentale per la nascita dell’economia di mercato – ma se ne afferma la fragilità, perchè il mercante non può accumulare profitti ma deve metterli in comunione
Un libro che ci fa riscoprire l’eredità di economisti che "[…] si occupano non tanto, come Adamo Smith, della ricchezza delle nazioni, quanto della felicità pubblica."
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