Un giorno verso la fine degli anni sessanta mia madre diede a me, sette o ottenne, diecimila lire per andare sugli autoscontri, evidentemente confidando nella mia giudiziosa parsimonia. A quel tempo con cinquemila lire ci facevi un pieno di benzina, e una corsa in autoscontro poteva costare penso cinquanta lire. In un pomeriggio io e i miei due fratelli riuscimmo a consumare tutto il bigliettone in corse sugli autoscontri (almeno in questo obbedimmo) facendoci la più straordinaria abbuffata di autoscontri della mia vita. Nemmeno gli sberloni di mio padre riuscirono a spegnere il sorriso beato, e la testa mi girò per tutta la notte come se mi trovassi ancora là, in mezzo alla pista, scosso dalle mille incornate di altrettanti ragazzini estasiati.
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