Ambrogio ha trombato la Contessa

Descrivere lo spiritaccio toscano, livornese in particolare, non è semplice. Se poi parliamo del Mario Cardinali e del suo Vernacoliere l’impresa si fa decisamente ardua: la potenza, l’originalità e l’erudizione della sua satira si possono comprendere meglio leggendo il giornale o acquistando questo libretto, il primo di una serie di quattro in cui il Cardinali ha raccolto gli articoli e le vignette più famose.

Il libro comincia l’articolo con il quale il Mario annuncia l’introduzione della SOGOT: Sovraimposta Governativa sulla Topa. Per questo articolo ricevette nell’ottantaquattro una denuncia per pubblicazione oscena, da un pisano naturalmente. La sentenza assolutoria “perchè il fatto non costituisce reato” viene dal nostro accolta con un titolo a caratteri cubitali: LA TOPA NON È REATO!

Da quel momento la topa diviene una vera e propria categoria kantiana nell’universo filosofico del Vernacoliere, un simbolo cosmogonico della fenomenologia terrena, un preciso, continuo e puntuale riferimento ideologico e sostanziale per tutto ciò a cui l’umanità ha sempre teso e sempre tenderà, quel mitico mondo migliore con tanta topa per tutti e se ci levi anche quel sogno ci pare d’avello sempre preso ‘n culo e basta.

E via su questo tono per tutto il libro con una serie di strilli da farvi rotolare dalle risate: “Topa gratisse a chi vota!”, “Allarme sulla ‘osta: c’è pieno di ‘azzi di mare!”, “Colla scusa dell’Iracche: Ce lo mettano ner gorfo a noi!”, “Ma ‘r Papa pipa?”, “Aiz: periolose anche le scurregge!”. Questo spirito e questa cattiveria continuano ancora oggi con immutata energia. Sull’ultima copertina del giornale troviamo infatti:

Troppo cardo, un consiglio del governo: levatevi le mutande, così voi sudate meno, e noi si fa prima a buttavvelo ‘nculo!

Vi consiglio quindi di fare vostro questo libro, ma soprattutto di comprare e diffondere il giornale, potrete leggere una delle poche voci libere ancora rimaste tra la nostra stampa.

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