Annalisa segnala un articolo del Sole 24 Ore di oggi che riprende l’annuncio, fatto il dodici febbraio dalla Facoltà delle Arti ed delle Scienze dell’Università di Harvard, di richiedere che i propri membri rendano accessibili sul web gli articoli scientifici risultato delle loro ricerche.
Da diverso tempo ormai il sistema di pubblicazione delle ricerche su riviste scientifiche che impediscono la ripubblicazione e diventano ogni giorno più care è accusato di frenare la ricerca, rendendo difficile ai ricercatori stessi l’accesso a ricerche già eseguite. Anni fa questa motivazione aveva spinto il MIT ad aprire il sito Opencourseware dove oggi, oltre ad una grande quantità di articoli, sono liberamente disponibili più di milleottocento corsi universitari.
Nel tempo un numero sempre maggiore di iniziative ha unito Università di tutto il mondo nella convinzione che “È uno dei più nobili doveri di un’università quello di promuovere la conoscenza e di diffonderla non solo tra coloro che assistono alle lezioni ma lontano e a tutti“, come scriveva Daniel Gilman nel milleottocentoottanta.
L’iniziativa dell’Università di Harvard dà forza a chi è convinto che “il valore dell’informazione scientifica aumenta esponenzialmente se è connessa ad altra informazione scientifica, e si minimizza quando essa è tenuta segregata dal diritto” e che solo un sapere libero potrà produrre altro sapere.
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