Università da salvare?

Da quando sono iniziate le recenti proteste contro i tagli nella spesa per le università una serie di pensieri mi impediscono di aderire incondizionatamente a questo movimento, come forse avrei fatto in passato, e tento qui di spiegare il perchè.

Per prima cosa la mia recente esperienza nell’Università di Bergamo ha fatto diminuire di molto la stima che avevo per l’istituzione. Nel corso di laurea che ho frequentato diversi corsi mi sono parsi inutili, se non dannosi, per la formazione che si intendeva dare e molti professori apparivano chiaramente demotivati da un sistema che li vuole sempre più passivi certificatori di esamifici piuttosto che formatori.

La riforma dell’ordinamento del duemilauno è stata giustamente lodata per aver permesso l’accesso all’università di un numero sempre crescente di studenti, e ha quindi aumentato in proporzione anche il numero di docenti. Purtroppo sembra che altrettanto in proporzione sia calata la qualità dell’insegnamento, svalutando quindi la qualifica che lo studente ottiene.

Ho letto che qualcuno considera quanto accaduto parte di un preciso disegno per declassare l’università pubblica. Questo per poi giustificare i tagli di questi giorni e magari allo stesso tempo spostare i finanziamenti verso una istruzione di élite; un pò quello che è già successo con la scuola superiore e con la sanità. Potrebbe anche essere vero, ma in questo caso il giochino ha avuto facile sponda tra gli stessi dirigenti degli istituti e gli studenti che ora protestano.

Difatti nessuna amministrazione universitaria, che si è vista piovere la manna dal cielo sotto forma di una valanga di iscrizioni, e ben pochi tra gli studenti, che hanno potuto incamerare crediti formativi praticamente senza alcuno sforzo, si sono lamentati per una università sempre meno incontro di menti e sempre più mercato di facili certificazioni.

Mi viene quindi difficile la difesa di un investimento che viene sperperato con la complicità di chi ora protesta. Ha senso continuare a finanziare il mito di una educazione universale se poi il risultato è comunque l’arricchimento di una minoranza alle spalle dei molti?

Secondo alcuni, e non faccio fatica a crederlo, la spesa italiana per ogni studente universitario è tra le più alte al mondo, senza che a questo corrisponda un adeguato risultato. Posso essere daccordo che la cultura non si può misurare con la moneta, ma non sarebbe ora che tutti gli attori di questa brutta farsa si guardassero bene in faccia e capissero quali sono le priorità?

Commenti

Una risposta a “Università da salvare?”

  1. […] di molto simile a quanto dicevo l’altro giorno l’ho trovato nello scritto di Raoul Vaneigem pubblicato da Nazione […]

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