L’oggetto della mia recensione è oggi un fumetto: Pompeo, di Andrea Pazienza. Un autore che costituisce per me una "summa", una enciclopedia di tutto quello che nei fumetti mi affascina. Trovo in lui le eroiche avventure di Luc Orient e gli allucinati paesaggi di Cocco Bill, la sintesi visionaria di Corto Maltese e le sensuali fantasie del Gioco di Manara.
Tutto questo lo troviamo in Pompeo, un racconto in cui molti vedono una premonizione di quello che nella realtà avverrà un anno dopo, la fine di Pàz. Una fine che non è un rifiuto della vita anzi, è il risultato di un amore per essa che consuma. Come dice Tondelli: "uno spreco di energie e di vita che fatalmente accorcia i tempi dell’esistenza", uno sberleffo in faccia alla morte, magistralmente sintetizzato in una delle sue tavole più famose, in cui da un’auto che precipita in un burrone esce un urlaccio: “Ahò! E passatela stà canna"
Pompeo è uno sfigato, un perdente e proprio per questo si può permettere ciò che solo chi non ha niente da perdere può permettersi. E questo gli fa superare indenne le botte dei poliziotti e gli imbrogli dei pusher, per rinascere e urlare il suo grido di battaglia:
È tempo, sì…
è tempo di spaccare un pò di culi!
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