Ho letto con piacere Parco Lambro di Luigi Tua, definito in copertina "romanzo-bandolo di un’ingarbugliata matassa postsessantottina".
Mi ha ricordato ambienti e situazioni che, forse perchè legati alla mia gioventù, ricordo sempre con affetto e nostalgia: le feste nei parchi con i concerti, la vita "alternativa" delle comuni, le vibrazioni (oggi oggetto sconosciuto) e la difficile "integrazione" con un mondo che mi sembrava, e per certi versi mi sembra ancora, assurdo ed inspiegabile.
Nel libro si alternano i racconti di due momenti vissuti a distanza di sei anni dal protagonista. Il primo riguarda l’esperienza vissuta al primo raduno organizzato da Re Nudo nel 1970 al Parco Lambro di Milano, mentre durante il secondo ritroviamo il nostro al Casinò di Venezia con in tasca "il sistema per vivere alla faccia del sistema" mentre, non a caso, al Parco Lambro si celebra quella che sarà da tutti riconosciuto come l’atto conclusivo dell’esperienza sessantottina. Nell’ultimo capitolo poi ritroviamo i vari personaggi nel 1985 "ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro ai fatti suoi." come vaschianamente recita l’incipit del capitolo stesso.
Nel racconto ho ritrovato tutti: il compagno, il ribelle, lo spacciatore, l’opportunista, lo sfigato, l’illuminato e tutti gli altri personaggi che animarono la mia adolescenza ed hanno fatto grande quell’epoca.
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