Questo libro ci racconta in forma di romanzo quella che viene considerata la più grande catastrofe industriale della storia. Nella notte tra il due ed il tre dicembre millenovecentoottantaquattro un incidente in una fabbrica di pesticidi della Union Carbide in India provocò il rilascio di una nube tossica che scatenò i suoi effetti venefici sulla vicina città di Bhopal.
Si sono stimate tra le sedicimila e le trentamila vittime, e oltre cinquecentomila persone con danni più o meno gravi alla salute, ma le vere cifre forse non saranno mai conosciute. Dopo cinque anni le persone che furono direttamente danneggiate dal gas ricevettero trecento dollari a testa, mentre a quanti ancora soffrono di malattie o sono nati con deformità a causa dell’inquinamento non è riconosciuto nulla. Nel frattempo la Union Carbide ha cambiato proprietà, ed i responsabili della vicenda, condannati da tribunali indiani, non hanno mai pagato in alcun modo
Gli autori ci raccontano, in un crescendo da thriller, tutti i retroscena della vicenda a partire dal millenovecentocinquantasette, anno in cui venne creata la formula del Sevin, fino al millenovecentoottanta, anno in cui la fabbrica di Bhopal iniziò la sua produzione ed alla sua tragica conclusione, facendoci comprendere come tragedie del genere non avvengano mai per caso. Assieme a Dominique Lapierre e Javier Moro entriamo nelle case della gente di Bhopal, conosciamo i loro problemi ed i loro sogni; le speranze che riponevano nella “bella fabbrica“. Assistiamo impotenti al succedersi degli eventi che portano tutti e solo in una direzione, quasi guidati da un crudele burattinaio.
Nel duemilaquattro la BBC ha documentato come nell’area della fabbrica siano sempre presenti tonnellate di sostanze chimiche tossiche che ancora oggi inquinano le falde acquifere e provocano morte e malattie.
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