Italia Romania in auto, avevo un po’ paura quando l’ho organizzato, ma alla fine è andato tutto bene. Milleottocentocinquanta chilometri partendo con autostrada e arrivando su strade provinciali sconosciute: una bella avventura come mi ha detto qualcuno, e così è stata.
Erano cinque anni che Maria non passava un Natale a casa, e teneva molto a questa visita per stare con la mamma e con le figlie. I regali di Natale naturalmente si sono moltiplicati, e la scelta dell’auto è stata obbligata per poter trasportare tutto. La sera prima dovevamo andare a dormire presto, ma naturalmente abbiamo finito le valigie che erano quasi le due di notte, quindi la partenza all’alba è definitivamente sfumata.
Ci svegliamo comunque alle otto e per le nove e mezza riusciamo a essere in strada. Dopo aver consultato decine di forum e siti specializzati il percorso scelto è: Trieste, Lubjana, Maribor, Budapest, Szeged, Arad, Deva, Brasov, Onesti, Barlad, Husi. Il tratto autostradale italiano scorre abbastanza bene, il tempo è ottimo e l’area di servizio di Mestre ci offre un pranzo passabile ad un prezzo onesto.
Verso le due pomeridiane entriamo in Slovenia; l’autostrada è buona, ma il bollino di quindici euro per una settimana è sinceramente esagerato, anche se la benzina a un euro e venticinque compensa un poco il bilancio. Dopo qualche ora passiamo in Ungheria, dove il fatidico bollino costa un poco meno: dieci euro per la stessa settimana di validità. Forse per compensare la benzina costa qui più di un euro e quaranta.
Anche in Ungheria il viaggio scorre veloce, l’autostrada è buona fino a Budapest e oltre. Abbiamo passato il confine dopo il tramonto, quindi non vedo molto del panorama, ma sembra gentile. Verso le nove di sera abbiamo già fatto mille chilometri, e siamo qualche decina di chilometri dopo Budapest quando decidiamo di provare un Motel sull’autostrada. La scelta si rivela buona: per venti euro abbiamo un piatto per due molto ricco di carne e verdure cotto discretamente, un paio di birre ci costano solo qualche euro in più e la camera doppia viene cinquantatre euro. Dopo la terza camera gelata che ci viene presentata abbiamo un attimo di panico, ma alla fine ne troviamo una alla temperatura giusta, ben pulita e trascorriamo la notte.
Alla mattina abbondante colazione con uova e ciorba, la locale minestra di carne e verdure, inclusa nel prezzo della camera e alle nove partiamo con la prospettiva di altri novecento chilometri di strade normali. Attraversiamo l’ultimo pezzo di Ungheria ed entriamo in Romania, non senza aver pagato dieci euro per il bollino di ordinanza. Se negli altri stati il bollino è per lo meno giustificato dall’uso dell’autostrada, qui sembra solo una tassa di circolazione, visto che di autostrade non se ne vede l’ombra.
In Romania la media si abbassa a circa settanta chilometri ora nei casi migliori, le strade principali non sono una meraviglia ed entrando negli innumerevoli paesini bisogna rispettare il limite dei cinquanta, anche perché gli autovelox sono ad ogni angolo.
Alle nove di sera i chilometri percorsi sono solo seicento e verso mezzanotte ci accoglie una brutta sorpresa: una nebbia densa come il latte ci accompagna per gli ultimi centocinquanta chilometri che percorro in tre ore. Mai strada è stata per me così lunga e dolorosa: attraversare di notte strade sconosciute con la stanchezza di due giorni di viaggio e i muscoli tirati come corde di violino non è per niente facile. Unico conforto è il GPS che mi permette di vedere le curve in anticipo, risparmiandomi almeno la sorpresa di qualche svolta a tradimento.
Questo tratto è comunque snervante e l’arrivo in mezzo alla campagna moldava conclude l’incubo. Le feste riservateci da chi ci aspetta e la ciorba calda ci confortano un poco e il materasso è solo un ricordo confuso prima di un sonno profondo che pone fine al nostro viaggio. Alla fine tutto bene, come ho detto, ma non credo che ripeterò l’esperienza tanto facilmente 🙂
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