Giro di vite

Era qualche tempo che volevo conoscere James, e James non mi ha deluso. Questo racconto gotico, in cui il il terrore, tutto psicologico, è giocato sul non detto e sul non visto, è quasi un balsamo, in un’epoca in cui per stupire si cerca di affollare le situazioni con effetti speciali.

Una giovane istitutrice, una vecchia casa della campagna inglese e due bambini adorabili: una situazione idilliaca che ci fa desiderare di essere lì anche noi, anche se qualche ombra alle volte compare.

Ci fu un momento in cui immaginai di riconoscere, fioco e lontano, il grido di un fanciullo; ce ne fu un altro in cui mi accorsi di trasalire come avessi udito, dinanzi alla mia porta, un passo leggero. Ma queste sensazioni non erano tanto forti da non venir trascurate ed è solo alla luce, anzi alla “non luce”, degli eventi successivi che mi tornano adesso alla mente.

Ed è in questo gioco di luci ed ombre che l’ignoto si fa avanti, inaspettato e tremendo come incontrai solo in Poe. Una prosa che si fa in molti punti quasi ballata che ci riporta al pauroso ritornello che fa da sfondo al racconto.

Chi volesse gustarla in lingua originale ma, come me, avesse ogni tanto bisogno di una stampella linguistica che lo conduca può approfittare di questa edizione con testo originale a fronte.

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