Domenica ho assistito alla trasmissione televisiva Report, curata da Milena Gabanelli, con il servizio sul crack del gruppo Finmeck. A Maggio era andato in onda un altro servizio che già faceva presagire tutto quanto è poi successo.
Io ho vissuto un fallimento, quello del gruppo Fochi a metà degli anni novanta, come dipendente di una società del gruppo, l’FBM-Hudson, e da lì ho potuto assistere all’uccisione (mi sembra la parola più appropriata) di ditte come la Dalmine Tubazioni Speciali, la Caldareria del Reno ed altre di cui putroppo non ricordo il nome. Per il caso Fochi non penso si potesse parlare di dolo, come nel caso citato in Report, ma il risultato è stato lo stesso: aziende sane distrutte perchè qualche grosso gruppo gli ha svuotato il portafogli. Vivere quei momenti ti cambia la vita.
Penso che ci siano due livelli di perversità in queste situazioni. Il primo è di ordine legale: come è possibile che una persona che abbia provocato questi disastri ne esca guadagnandoci, e possa continuare imperterrito nella sua opera distruttrice? Anche volendo essere cinici e assegnando a queste persone il ruolo di spazzini di carogne, non si capisce come questi sciacalli possano impunemente attaccare ed abbattere anche aziende che generano profitti.
La seconda perversione è di ordine sociale e viene a monte di ogni altra causa: come è possibile che qualcuno possa desiderare di svolgere questo ruolo di killer? Ed a questa domanda purtoppo la risposta c’è ed è chiara: veniamo educati a questo, fin da piccoli. Durante una delle interviste di Report un signore diceva:
il fallimento[…] è normale anzi, è un titolo di merito!
Ed aveva ragione: chi fa terra bruciata intorno a se viene considerato più furbo. Quando poi deve chiudersi in ghetti per salvarsi dall’assalto dei poveracci, lui e suo figlio vanno dallo psichiatra per poter convivere con questo scempio. Purtoppo tutto questo inizia dalle nostre famiglie e dalle scuole, dove ti viene mostrata sempre e solo una faccia della medaglia. Un professore universitario, che io considero comunque uno dei migliori da me incontrati, durante una lezione di economia disse che la motivazione principale che spinge gli imprenditori ad iniziare un’attività è "fare soldi, e farne tanti". La mia obiezione è: insegnate pure questo, ma insegnate anche che per mantenere quel danaro saranno in guerra contro la gente a cui hanno fregato i soldi, per tutto il resto della loro vita.
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