Il nordest è una strana galassia attraversata da umani, animali e alieni. Là tra Los Angeles e la Pontebbana troviamo Marco Paolini a far da vigile per regolare il traffico. Passa Zanzotto, i tavernicoli, la Zoppas, i cani del gas e Barba Zuchon, e lui da bravo vigile fa passare prima uno, poi l’altro e scrive, appunta. E dal suo taccuino come per magia esce questo Bestiario veneto, frutto di osservazioni e di ascolto, parole mate.
L’opera, come molte delle sue, nasce dal Teatro, dalla lavorazione e rimasticamento di pensieri e storie. Scritto a tratti in prosa e a tratti in versi racconta, come Paolini sa fare, di una terra di passaggio che ha visto guerra e ricchezza, ed oggi è in balia di strane creature mezzo golf e mezzo orchi, che pretendono di possederla, i siga, i siga, premono l’acceleratore da fermi.
Adiu! ‘I son rivaz i umans!
Urlava Tavan dal suo letto/astronave, Oddio, sono arrivati gli umani!. E per eventuali umani a cui capitasse di leggere il libro, Marco ha posto, a mo’ di enciclopedia, un’appendice con un’intervista a Zanzotto e i racconti dei nuovi alieni, esseri che non appartengono alla Storia e vivono dentro le scatole di calcestruzzo, tutte uguali, che sfilano dietro i finestrini oltre il guardrail sull’autostrada.
Casso femo?
Spetemo Godot!
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