Libro pesante questo, in tutti i sensi. Pesante per le sue settecentocinquanta pagine, pesante per gli argomenti trattati, la storia delle lotte, dei movimenti e delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare bergamasca, durante i tre decenni che videro la loro nascita e la fine ingloriosa. Pesante perchè mi riporta ad un periodo per me magico, in cui sembrava che i sogni potessero avverarsi da un momento all’altro. Questo libro racconta, giorno per giorno, la cronaca di quegli anni meravigliosi e tragici, con una precisione quasi maniacale.
In questo libro trovo nomi, luoghi e date familiari, ma soprattutto traccia delle idee per cui io e molti altri giovani lottammo e a cui credemmo profondamente. Poi i sogni toccarono terra, si sporcarono irrimediabilmente e fu il terrorismo, l’eroina e le rapine. Io feci in tempo a partecipare ad una riunione di Prima Linea ed a ritrovarmi in manifestazione con le "bocce" nella borsa, ma ero comunque distante da quelle logiche, anche se ne condividevo i presupposti.
Alle manifestazioni ero sempre in fondo al corteo, con i creativi, perennemente circondati da una nuvola di fumo e dal rumore di bonghi e chitarre maltrattate, e quando vedevamo i duri alzarsi il fazzoletto sulla faccia e diventare nervosi eravamo sempre lesti a defilarci. Tuttavia riconoscevo ai "compagni che sbagliano" una volontà di studio ed analisi politica fuori del comune.
Il loro lavoro fu analizzato solo a livello giudiziario, e la conclusione contenuta negli atti, come dice giustamente l’autore:
non è la storia del movimento antagonista bergamasco, ma la ricostruzione operata da un organo dello Stato, lontana e contraria a ciò che il movimento voleva rappresentare.
Questo libro è la ricostruzione fatta dall’altra parte.
Lascia un commento