Bergamo 1967-1980

Libro pesante questo, in tutti i sensi. Pesante per le sue settecentocinquanta pagine, pesante per gli argomenti trattati, la storia delle lotte, dei movimenti e delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare bergamasca, durante i tre decenni che videro la loro nascita e la fine ingloriosa. Pesante perchè mi riporta ad un periodo per me magico, in cui sembrava che i sogni potessero avverarsi da un momento all’altro. Questo libro racconta, giorno per giorno, la cronaca di quegli anni meravigliosi e tragici, con una precisione quasi maniacale.

In questo libro trovo nomi, luoghi e date familiari, ma soprattutto traccia delle idee per cui io e molti altri giovani lottammo e a cui credemmo profondamente. Poi i sogni toccarono terra, si sporcarono irrimediabilmente e fu il terrorismo, l’eroina e le rapine. Io feci in tempo a partecipare ad una riunione di Prima Linea ed a ritrovarmi in manifestazione con le "bocce" nella borsa, ma ero comunque distante da quelle logiche, anche se ne condividevo i presupposti.

Alle manifestazioni ero sempre in fondo al corteo, con i creativi, perennemente circondati da una nuvola di fumo e dal rumore di bonghi e chitarre maltrattate, e quando vedevamo i duri alzarsi il fazzoletto sulla faccia e diventare nervosi eravamo sempre lesti a defilarci. Tuttavia riconoscevo ai "compagni che sbagliano" una volontà di studio ed analisi politica fuori del comune.

Il loro lavoro fu analizzato solo a livello giudiziario, e la conclusione contenuta negli atti, come dice giustamente l’autore:

non è la storia del movimento antagonista bergamasco, ma la ricostruzione operata da un organo dello Stato, lontana e contraria a ciò che il movimento voleva rappresentare.

Questo libro è la ricostruzione fatta dall’altra parte.

Commenti

2 risposte a “Bergamo 1967-1980”

  1. […] Scheda del libro su Edizioni Colibrì Autore: Jimmi […]

  2. […] Hanno abbattuto la casa dell’Anna Bionda. Non credo che ad alcuno di voi la notizia dica qualcosa. Per me significa la scomparsa di un pezzo del panorama di Dalmine che mi riportava ad altre epoche. […]

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