Bandar Imam

Sono nuovamente in Iran per riunioni di lavoro. Questo giro ha come destinazione principale Bandar Imam, una distesa di raffinerie in mezzo a paludi che in estate si trasformano in un polveroso deserto. All’arrivo ci accoglie una tempesta di sabbia sottile che, ci dicono, sta avvolgendo l’area da diversi giorni dando al panorama un aspetto, se possibile, ancora più spettrale.

Ci dicono che queste tempeste sono iniziate da pochi anni, subito dopo l’invasione americana dell’Iraq. Le voci raccontano che a causa del dirottamento delle acque dei fiumi a monte. le paludi nel delta dello Shatt al-Arab si sono completamente seccate e i venti che qui spirano frequenti alzano nuvole di polvere che si dirigono su Bandar Imam, Ahwaz e a volte arrivano fino quasi a Tehran, a mille chilometri di distanza.

Una volta entrati in raffineria il nostro agente comincia ad elencarci le malattie tipiche di ogni impianto: in uno ci si ammala di cancro della pelle, nell’altro il cancro del sangue è il più diffuso, e così via. Mentre compiamo il nostro giro la gola e gli occhi mi si irritano, ma ho qualche timore a chiederne il motivo preferisco rimanere nell’ignoranza.

Improvvisamente si alza in cielo un nuvolone nero che copre parte del cielo grigiastro, probabilmente proveniente da qualche fiaccola accesasi a seguito della fermata di qualche impianto. Il fumo si mischia alle altre nuvole che in lontananza salgono da altrettante fiamme accese su giacimenti di gas. Da qui ad Ahwaz è un susseguirsi di giacimenti di petrolio, e le infiltrazioni di gas a volte sfogano perfino all’interno delle case.

Durante la Guerra Iran-Iraq la città di Abadan fu al centro dei combattimenti e migliaia furono i profughi scappati dalla città bombardata. Chi aveva soldi raggiunse Tehran o Isfahan, ma i più poveri riuscirono a trascinarsi solo fino a Bandar Imam, dove vivono ancora oggi.

Come per altri progetti la nostra ditta ha venduto l’impianto ad un cliente che è solo l’intermediario locale che lo rivestirà con carta lucida e nastrini colorati per rivenderlo all’ente governativo con lauti ricarichi. Il solo problema è che quello che abbiamo venduto noi è completamente diverso da quello che il cliente finale vuole, quindi ci troviamo a partecipare ad una riunione con i dirigenti della raffineria in cui siamo esposti dall’intermediario come un trofeo ma non possiamo parlare per evitare di scoprire il suo gioco.

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