Interessante e completo articolo oggi su PI riguardo l’offerta di contenuti e corsi completi da parte delle Università, sia in Italia che all’estero. Per esperienza personale so che l’università italiana ha ancora molta strada da fare, anche se ultimamente nascono sempre più numerose iniziative interessanti.
Il principale ostacolo che vedo allo sviluppo di un’università online, oltre naturalmente alla cronica mancanza di investimenti, è una errata interpretazione di cosa essa debba essere. Mi sembra che oggi l’applicazione più diffusa sia quella del contenitore di sapere da cui lo studente deve prelevare la sua quota. Una visione che io chiamo “aziendale“, già presente nell’università tradizionale, che vuole lo studente come consumatore di un prodotto sapere molto simile ad altre merci presenti sul mercato. Questo implica tutta un’infrastruttura dedicata a regolamentare e proteggere i contenuti che appesantiscono il mezzo informatico rendendolo fondamentalmente inutile.
Come ha giustamente rilevato l’articolo, i progetti più innovativi sono quelli basati sull’interazione e la collaborazione: wiki, blog o archivi comunque aperti alla consultazione e al contributo. Questi progetti infatti sfruttano la caratteristica principe del mezzo informatico, la circolazione delle informazioni a velocità e costi una volta impensabili, che permette la generazione di nuovo sapere. Comprendo che per poter applicare questi principi è necessario un cambiamento strutturale del mondo accademico come è attualmente concepito, ma qualora questa occasione fosse colta darebbe sicuramente frutti prodigiosi.
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