E un’altra favola comincerà…

Sono su questo sentiero da 11 anni , molti di più se includo i preliminari prima di trasferirmi definitivamente qui, e ora sono giunto alla fine, o meglio ho deciso di cambiare strada. Tra tre settimane lascio definitivamente il mio lavoro e la residenza cinese per ritornare, se non a casa almeno in posti più vicini.

La storia in realtà iniziò molto prima, credo sul finire degli anni dieci quando seppi che l’azienda dove lavoro voleva iniziare a produrre in Cina e decisi che dovevo salire su quel treno. Prima di decidere se investire la proprietà volle fare un test per verificare se realmente in Cina si poteva produrre con costi concorrenziali. Decisero quindi di fare gestire la verifica al nostro responsabile tecnico, per il quale la preoccupazione maggiore era che la Cina sottraesse lavoro all’Italia. Io partecipai all’impresa, in cui appaltammo ad una azienda Italiana con sede in Cina una costruzione importando larga parte dei materiali, acquistati in Europa, e portando sul posto illegalmente un corposo gruppo di lavoratori Italiani. Alla fine di tutto non fui molto sorpreso quando il nostro dirigente snocciolò la sua presentazione in cui dimostrava con sprezzo del ridicolo che la Cina costava più dell’Italia.

Fortunatamente ci fu qualcuno con maggiore esperienza che seppe convincere il proprietario, e nel duemila dodici l’impresa iniziò. Io mi feci un paio d’anni ancora nomade tra Italia e Cina fino a che nel Gennaio del 2015 presi definitivamente la residenza nella ridente cittadina di Hangzhou.

In Cina c’è il detto: 上有天堂,下有苏杭 (in cielo c’è il paradiso, in terra ci sono Suzhou e Hangzhou). Effettivamente ripensando ai posti che ho visto in Cina credo che difficilmente potevo capitare meglio, Hangzhou è stata gentile con me. Pur essendo io una persona che non ama le grandi città mi sono trovato a mio agio. Nel tempo trascorso qui, per dirla con quello, ho visto cose che voi umani…

Ho assistito a grossi cambiamenti, sospinti dal 中国制造 2025, il piano Made in China 2025, partito in pompa magna nel 2015 sull’onda dei precedenti decenni di crescita e poi finito un po’ in vacca, secondo me a causa della umanissima fame di potere del gran capo che ha posto una pesante zavorra politica ad un economia che stava prendendo il volo.

Ho visto comunque questa nazione, o almeno la parte dove ho vissuto, passare dai grovigli di cavi per le strade a panorami di grande armonia e modernità, ho fatto in tempo a farmi portare sugli ultimi , i tricicli ancora usati per trasportare materiali, e vedere oggi i moderni taxi elettrici che farebbero invidia a qualsiasi città europea con tariffe ridicole per i nostri standard. In questi 10 anni ho assistito al completamento di 12 linee della metropolitana, anche queste costruite e condotte con standard sconosciuti a molte delle nostre città. Quando arrivai nel 2013 lo smog nella maggior parte delle giornate ti prendeva alla gola, durante tutto l’anno erano rare le giornate in cui si vedeva l’azzurro del cielo, e la città era un bailamme di rumori a tutte le ore del giorno e della notte. Ora sono anni che non ho memoria di giornate con inquinamento, e il pericolo maggiore per le strade sono le auto e i motorini che arrivano in silenzio.

In questi anni le linee ferroviarie ad alta velocità sono passate da 19.000 a 50.000 km, Alipay e Wechat hanno reso obsoleti i contanti, le carte di credito non sono neanche mai entrate in uso, Il motorino elettrico è diventato l’erede della bicicletta, una volta simbolo della crescita Cinese e le auto elettriche, con più di 200 marchi locali registrati, stanno soppiantando nell’immaginario collettivo cinese le varie Mercedes, BMW e Audi considerate obsolete al confronto.

Tutte queste cose assieme, unite all’alta qualità raggiunta dalle costruzioni immobiliari e l’attenzione quasi maniacale ad ogni singolo aspetto dell’arredo urbano, ha reso per me la vita nelle città cinesi un’esperienza facile e appagante .

A bilanciare le comodità della Cina moderna ci sono comunque due altri aspetti che rendono la mia vita da espatriato qui abbastanza distopica.

In anni recenti le persone o i prodotti occidentali sono diventati sempre meno desiderabili agli occhi del cinese, e in generale ogni cosa aliena è sempre più sospettosa e minacciosa. Le persone, e più in generale le aziende e i prodotti esteri, non sono più trattate con attenzione e interesse, non sono più uno status simbol da esibire o una curiosità da fotografare come capitava a me all’inizio, ma una entità da sopportare con sospetto, alle volte con un po’ di fastidio. Le agevolazioni burocratiche o fiscali che esistevano una volta per attrarre capitali e soprattutto conoscenze dall’estero sono state molto ridimensionate o eliminate del tutto. Pur se il cinese medio ha iniziato a viaggiare di più per turismo, l’estero è visto sempre con timore, le storie di cinesi imbrogliati, vittime di furto o peggio sono molto popolari oggi sulle chat cinesi. Una collega la cui figlia doveva andare in Europa per ragioni di studio mi ha chiesto un giorno seriamente preoccupata se è vero che da noi rapiscono e stuprano le ragazze cinesi.

Il governo cinese sin dall’inizio della rivoluzione culturale ha esercitato un forte controllo sulla vita dei cittadini, e sugli stranieri che potevano diffondere idee non conformi o informazioni non favorevoli. Nelle cronache dei viaggiatori stranieri in Cina erano spesso presenti ‘accompagnatori’ incaricati controllare e ‘guidare’ lo straniero, così come nelle delegazioni cinesi all’estero era sempre incluso il funzionario del partito con i medesimi compiti di sorveglianza e mediazione. Il cinese si è negli anni assuefatto a questo controllo, e non ha mai protestato perché in cambio il governo gli ha elevato lo stile di vita a livelli inimmaginabili solo pochi decenni fa.

La Cina di oggi ha fatto della digitalizzazione un credo. La vita dei cinesi è oggi in gran parte registrata in archivi digitali di cui il governo possiede le chiavi di accesso. Il paese è quindi diventato un paradiso per i paranoici funzionari statali che possono di fatto controllare ogni minimo aspetto della vita di chiunque.

Le aziende informatiche che non hanno voluto condividere i dati con il governo cinese, come Google, Meta, X, oppure i media che si sono dimostrati non allineati sono semplicemente stati esclusi dai collegamenti, e conseguentemente dalla vita dei cinesi. La Grande Muraglia informatica rende i collegamenti con l’estero, privati o commerciali, terribilmente complicati o impossibili. I primi timidi servizi digitali offerti dalle aziende o amministrazioni italiane sono in gran parte irraggiungibili senza l’utilizzo di una VPN, che per lo straniero è di fatto uno strumenti vitale, anche se illegale. Per contro per gran parte dei cinesi la VPN è sconosciuta o inutile. Vivendo loro nella comoda bolla informativa cinese non capiscono perché mai dovrebbero esporsi a rischi legali e poi faticare per collegarsi a un sito in Inglese, che per il cinese medio rimane incomprensibile, che nella maggior parte dei casi offre servizi di qualità di gran lunga inferiori ai corrispondenti siti cinesi. Ovviamente questi ultimi sono controllati dal governo, ma per molti cinesi questo è un motivo di qualità e sicurezza anziché un difetto.

Gli aneddoti che mostrano gli effetti della vita in questa bolla sono giornalieri.

Quando nel duemila ventidue la Russia ha attaccato l’Ucraina la nostra Engineering Manager, una donna moderna e di mentalità apparentemente aperta, mi spiegava accalorata che se Putin non lo avesse fatto entro poco tempo la NATO avrebbe invaso la Russia. Wechat era letteralmente sommerso da mappe che visualizzavano l’espansione della NATO, mostrata come una entità avida e feroce, cosi come da video che mostravano il fiero esercito Russo difendere il suolo patrio.

La responsabile dei preventivi, una donna minuta e apparentemente timida, posta giornalmente link di apprezzamento ai filmati di propaganda dell’esercito cinese che mostrano i bellissimi e fieri marinai o gli impavidi carristi compiere prodezze in paesaggi da sogno con lo sfondo di tramonti da cinema.

Queste cose hanno reso ai miei occhi la Cina molto meno attrattiva di quando arrivai. Se da un lato la Cina è oggi parte della mia vita, un esperienza che porterò sempre con me, dall’altro sono contento di andarmene. Torno in un Europa anche questa molto cambiata rispetto a quando ero partito, e purtroppo anche in questo caso in peggio.

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