"Romanzo critico sugli anni ottanta", così viene definito in ultima di copertina questo tomo di Pier Vittorio Tondelli. Il libro è una raccolta di articoli apparsi su vari giornali e riviste che ci descrivono gli anni del riflusso, gli anni che traghettarono l’Italia, e non solo, dalla sbornia "peace & love" del sessantotto all’avidità egoista degli anni novanta.
Furono anni in cui potevi ancora condividere strade e piazze, in cui il dono era ancora conosciuto. E questa opera racconta i luoghi e le atmosfere di questa Italia in cui ogni paese cercava di imitare le estati romane di Renato Nicolini, quando non esistevano ancora le chat, i telefoni cellulari costavano quattromila dollari, e se volevi avere una conversazione vera dovevi uscire di casa e mischiarti alla gente.
Mentre nel mondo Regan, Gorbaciov e la Tatcher celebravano la vittoria del capitalismo sull’utopia comunista, in Italia noi consegnammo il nostro avvenire a Craxi ed alla sua corte di nani e ballerine. Nel libro troviamo una provincia che è già rampante, ma in cui i cancelli sono ancora aperti. I concerti, l’underground e le manifestazioni di piazza fanno da sfondo ad un racconto che mi riporta vive le sensazioni che provai allora, quando se dichiaravi di sentire le vibrazioni degli altri non ti consigliavano subito un buon psichiatra.
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