La Storia

Era una notte buia e tempestosa dell’anno 1961 dell’era moderna; una 600 viaggiava solitaria verso il locale ospedale, mentre tutti gli elementi sembravano opporsi al suo cammino. Il guidatore riuscì comunque a raggiungere la sua meta, e condurre la sua compagna alla sala parto dove, puntuale come una cambiale in scadenza, verso le 4.00 di mattina sono nato io. Gli anni dell’infanzia trascorrono moderatamente felici.

Qui mi limiterò ad un elenco dei fatti salienti della mia ascesa verso l’età matura:

  • 1964 – Dopo un incontro con amici mio padre dimentica sul tavolo un bicchiere di grappa ancora pieno. Entro nella stanza deserta e, scambiandola per acqua, la butto giù in un sorso. Ne rimarrò segnato per tutta la vita.
  • 1965 – Probabilmente ancora in stato confusionale per gli effetti della grappa, riesco ad incastrarmi in bocca il gancio di un appendiabiti così abilmente che dovranno portarmi al pronto soccorso per estrarlo.
  • 1967 – Per il secondo anno trascorro le vacanze presso la colonia aziendale, ma quest’anno soffro di una diarrea feroce. Le signorine incaricate di sorvegliarci pensano che mi caghi addosso per un ritardo mentale e mi riempiono allegramente di mazzate dalla mattina alla sera. Le ricordo sempre nelle mie preghiere.
  • 1968 – Anno mitico, che io penso bene di festeggiare con una prodezza con la bicicletta nuova che rimarrà nella memoria (per lo meno la mia): dopo aver frenato con il freno davanti, con conseguente ribaltamento, ed essermi grattuggiato la faccia sull’asfalto, riesco a centrarmi il cranio con il sellino della bici capovolta, che rimarrà in equilibrio fino a quando riprendero’ i sensi. Mai eguagliato!
  • 1970 – Essendo ormai chierichetto esperto, in occasione della messa grande officiata dal vescovo con tanto di autorità e dame impellicciate, vengo investito dell’onore di portare il campanello. Scendendo dall’altare inciampo nella tonaca e riesco a far rimbalzare il campanello per tutta la navata centrale della chiesa fino a stamparsi sul portone. La mia carriera ecclesiastica e’ definitivamente compromessa.
  • 1972 – Oramai sono apertamente un dissidente della chiesa locale e, durante una messa per gli scout (coi quali ho passato più di dieci anni) presso un convento di frati, all’offertorio emetto un peto roboante che fa scompisciare dalle risa tutti i partecipanti, compreso il frate che stava officiando, il quale riuscirà a fatica a riprendere la messa per la ridarola residua.
  • 1975 – In estate ha luogo il mitico campo estivo di Valgoglio, con gli Scout del Dalmine 1°, che contribuisce a farmi uscire definitivamente dal nido materno, in cui mi ero fino ad allora cullato. Il rapporto diretto con la natura incontaminata mi aiuta a diventare indipendente e finalmente imparo a bestemmiare, a fumare, a ubriacarmi e ad incendiare le scorregge. Mi innamoro per la prima volta, di una ragazza che aveva la pila uguale alla mia (Anna!!!). Durante il campo lei non se ne accorgerà mai, ma in seguito, probabilmente informata da qualcuno, mi tirerà dei “pacchi” orribili, per quattro volte durante l’arco di dieci anni.

Arrivo’ così l’adolescenza, che affronto con alle spalle questo po’ po’ di esperienza, ma ancora ignaro del mondo. I primi due anni delle scuole superiori li frequento ancora al paese, con ottimi risultati come sempre, ma il triennio conclusivo lo devo frequentare a Bergamo. Qui arrivato, Bang!! vengo travolto e trascinato da un treno in corsa, il cui fischio ha per me lo stesso effetto che ebbero le Sirene su Ulisse: il ’77. Gli effetti si manifesteranno quasi subito: primo quadrimestre 8 insufficienze (le prime della mia vita) e un numero imprecisato di assenze; secondo quadrimestre 4 materie a settembre, fra cui il buon cuore di qualche insegnante riuscirà ad infilare anche ginnastica (!!) per risparmiarmi qualcosa di peggio.

Durante questi anni riesco anche io a partecipare a qualche riunione di Prima Linea, durante le quali intravedo alcuni personaggi che diventeranno presto tristemente famosi, e a portare qualche boccia nella borsa. Rimarrò comunque sempre legato all’ala creativa del movimento, riconoscibile nelle manifestazioni per la nuvola di fumo che ci circondava sempre e per l’ossessivo rumore di bonghi e chitarre maltrattati. E’ di quegli anni la fondazione del glorioso “7 Girello”, movimento politico con finalità sovversivo-creative, di cui sono stato Nonno Fondatore assieme a Riki, Fancellu, Giordano e qualche altro disgraziato, con cui mi scuso per la dimenticanza. A tale proposito voglio lanciare un appello (proprio come allora !!): chiunque abbia ancora tra le mani una delle tessere del 7 Girello mi contatti, gliela pagherò a peso d’oro !!! L’unica azione di rilievo del movimento è stata una sottoscrizione per il tesseramento, con la quale riuscimmo con fatica a comprare un megafono per le manifestazioni. Naturalmente alla prima manifestazione dopo dieci minuti è arrivata la canonica carica della Celere con il conseguente sequestro e sparizione del nostro prezioso megafono.

Tra esperienze lisergiche varie riesco ad arrivare al diploma con un onorevole 44, mentre il primo della classe, che per studiare non aveva visto il sole per due mesi, si porta a casa un disastroso 36. Il fatto mi convince della giustezza delle mie posizioni, e proseguo nelle mie gozzoviglie come e peggio di prima. Di questo periodo mi piace ricordare il concerto di Patty Smith del ’78 a Bologna. Il concerto vero e proprio non l’ho assolutamente visto, essendomi addormentato sul prato dello stadio nel preciso istante in cui risuonavano le prime note, e risvegliato solo quando la gente uscendo aveva cominciato a calpestarmi. Il ricordo si riferisce alla notte precedente, passata assolutamente in bianco in Piazza Maggiore, impegnato in un viaggio la cui descrizione migliore ritroverò anni dopo nei libri di Castaneda.

Forse avrete notato la mancanza dell’altra metà del cielo in questa prima parte. Non è che me ne sia dimenticato, è che in effetti non c’era. Noi “creativi” abbiamo sempre snobbato le smanie di conquista dei fighettelli da balera, e purtoppo l’amore libero e gratuito non era ancora di moda dalle nostre parti, così che, almeno personalmente, mi ritrovavo a farmi delle grandi seghe creative, invidiando come pochi quei “fascistelli del cazzo”. Al ’79 datano comunque le mie prime esperienze sessuali vere e proprie, in cui la controparte era sempre già impegnata con un amico, cugino o conoscente, e che quindi avevano durata molto limitata. In quell’anno ricevo anche la cartolina di precetto e parto senza un’idea precisa sul da farsi. In effetti un tentativo di svicolare l’avevo già fatto quando avevo chiesto consiglio a mio zio, Colonnello dell’ aeronautica. La sua risposta di iscrivermi al corso allievi ufficiali aveva subito troncato il discorso. Comunque, non appena arrivato in caserma, l’idea me la sono fatta subito e in capo a 5 mesi ero congedato per “anomalia bioelettrica a carattere irritativo con enuresi dichiarata incontrollabile”. A chi conosce il linguaggio non servono spiegazioni, e a chi non lo conosce è inutile che lo spiego.

Questo mi permette di proseguire allegramente la mia carriera di figlio dei fiori, durante la quale uno scherzo del destino mi ha fatto inciampare in un alieno che, per contattare la razza umana, aveva scelto di apparire come una replica di Pippi Calzelunghe di circa quindici anni, sempre armata di una thermos di camomilla in un braccio e della letale Serafina (bambola di pezza di circa 1,5 ml) nell’altro. Fra i suoi crimini possiamo ricordare il fatto che mi ha incatenato il cuore e il conto in banca, sposandomi dopo 7 anni di ipnosi occulta. Quando l’ho conosciuta sembravo un elfo appena uscito da una fiaba: capelli a mezza schiena, scalzo e pieno di braccialetti, collanine e orecchini, vestito preferibilmente di un paio di jeans stracciati, un gilé e una chitarra. Ora, dopo la cura, giro quasi sempre in giacca e cravatta. In quegli anni, fra le altre cose, riesco a diplomarmi al Nautico in un anno con un meritato 50, dilapidando la liquidazione di mio padre, anche se, ancora adesso, mi chiedo dove trovavo il tempo per studiare. Mi ero diplomato, dietro consiglio di un amico di un amico di un amico di mio padre, perchè affascinato dalla vita del marittimo, piena di avventure e di donne. Una volta pronto, sia all’avventura che alle donne, scopro che la marineria Italiana (e forse quella mondiale), aveva organizzato una delle più grosse crisi economiche di questo secolo, e il 50% dei marittimi era disoccupato. Ricordo di quando giunsi agli uffici di Genova di una compagnia marittima con la mia letterina di presentazione in mano chiedendo all’impiegata :

  • Io “Dove posso consegnare una domanda di imbarco ?”
  • Imp. “Domanda di imbarco dove ?”
  • Io (un pò innervosito) “Sulle vostre navi !”
  • Imp. “Guardi che è un pò difficile perchè siamo falliti. Stiamo chiudendo”
  • Io “Ah! Va bé, grazie lo stesso”

Comunque dopo circa due anni, e grazie ancora agli amici degli amici, sono riuscito ad imbarcarmi su una petroliera, ed ho continuato a farlo per 4 anni; naturalmente avventure e donne zero, ma ho imparato molto bene come funzionano le petroliere. Quando ho chiuso con le navi oramai tutta la poesia dei miei 18 anni se ne era andata, ero sposato e quasi padre, ma comunque con un’altra poesia da comporre.